2 Commenti

Caro Alessandro,

ho letto quanto tu hai scritto con interesse.

Oserei dire che a livello Europeo (ci posso mettere pure la Svizzera dove io vivo e lavoro? Certo che ce la metto!), anzi mondiale, le cose da questo punto vanno male-male! Da ormai più di 10 anni mi occupo un po' di queste questioni e non vedo passi avanti significativi. Da un lato il desiderio e l'interesse per sistemi interoperabili o per un sistemone unico è scarso (certo non è facile, ci mancherebbe, bisognerebbe partire quasi da zero... e capisco che è meglio mettere pezze - anche se ormai siamo alle pezze delle pezze, sinceramente), dall'altro - giustamente - leggi e regolamenti si sono negli anni inaspriti. Le due cose, tra l'altro, hanno viaggiato alle loro velocità e su rette parallele (che dalla prima lezione di geometria sappiamo che... esatto, non si incontrano mai!). Il futuro prossimo chiaramente richiede una forza lavoro in grado di stare al passo sia con la tecnologia, sia con gli aspetti più burocratici che, nonostante la GDPR, sono anche spesso pericircostanziali (noi facciamo così, voi cosà, certo, bene, peccato che gli ammalati si spostano tirandosi dietro le loro malattie ovunque vanno). Non dimenticando gli aspetti formativi che sono quasi totalmente ignorati. Tanti che lavorano nell'ambito "Medicina Informatica" (eh, cosa? Chi? Medicina che? Il computer? L'internet? Ah l'intellegenza artificiale, i robot... fico!) si sono "fatti da soli" con gran fatica. Questo, però, nostante la questione "di necessità, virtù" ha parecchi svantaggi e onestamente non possiamo più permettercelo (in nessuna nazione e continente - mica solo in Italia).

Come la salute pubblica è stata "scoperta" col COVID... temo che prima o poi si capirà l'importanza di questioni legate alla "medical informatics" o "public health informatics" (urca qui poi, rocket science) quando le pezze non terranno più e l'abito sarà sgualcito e pieno di buchi.

Non entro in dettagli sull'editoriale perché l'hai già fatto bene tu. Io penso solo che parlare di Italia senza fare almeno un'analisi comparata di altri stati, almeno europei, abbia pochissimo senso.

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grazie! purtroppo si legge (poco e male), si capisce ancor meno e si scrive troppo….molto interessante la tua prospettiva, magari da approfondire nel corso di un’intervista specifica!

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